24.3.05

Zniff.com ricerca in documenti già supervisionati, ovvero il valore dei bookmark condivisi

Tutto cominciò quando nella fredda e vulcanica Islanda, Hjalmar Gislason creò spurl.net un servizio di deposito bookmarks, dove cioè chiunque poteva inserire in un database i bookmarks verso i siti a lui più utili.

Ora il servizio conta circa 1 milione e mezzo di voci e gli islandesi hanno pensato di continuare ad innovare lanciando zniff.com, un motore di ricerca che basa la sua classifica dei risultati sulla popolarità dei bookmark. Ovvero, più un bookmark è presente, più il suo valore è superiore.
L’importanza di questo strumento sta nella possibilità di ricercare all’interno di documenti preventivamente revisionati da altri utenti, e non solo iperlinkati tra loro. Inoltre, i bookmarks sono collegati dinamicamente a delle categorie e Furl permette di importare link da altri siti di deposito link.
Come viene definito nel sito, il servizio utilizza “human information from normal internet users” per reperire e classificare pagine web.
Ora spurl deve crescere per cui vi invito a utilizzarlo il più possibile: è necessario registrarsi e cominciare a depositare i propri bookmark.
Un dato di partenza (un URL) sarà tanto più “buono” quanto più utenti avranno contribuito a condividere i propri bookmarks, secondo lo spirito del trarre giovamento dal lavoro cooperativo, che grazie a Internet ha visto lo sviluppo dell’Open Source e degli approcci ad esso collegati.
E tutto nel rispetto di una rigorosa privacy policy.

17.3.05

[marketing] Web services e nuovi modelli di business

All’evento della O’Reilly sulle tecnologie emergenti, che si è tenuto i giorni scorsi, si è fatto notare l’intervento dei creatori di Flickr, il servizio di condivisione delle immagini più utilizzato sulla rete.
Uno dei punti di forza di Flickr è la possibilità di interfacciamento attraverso delle API, approccio che, mutuato da Google, ebay, Amazon , sembra diventare di fatto un nuovo modello di sviluppo dei servizi Internet.
Basta fare una ricerca su Google con le keyword "Google API" per trovare centinaia di applicazioni che sfruttano le interfacce per presentare e organizzare i risultati delle ricerche nei modi più disparati.Non più, quindi, solo un erogatore di contenuti, ma anche una piattaforma dove innestare nuovi servizi.
Uno dei vantaggi di questa apertura è la possibilità di non limitare lo sviluppo alla sola creatività degli sviluppatori del servizio per aggiungere nuove features, ma di consentire anche agli esterni di creare strumenti. Queste nuove applicazioni che nell’intento iniziale vanno a soddisfare delle necessità personali, una volta distribuite e propagandate su Internet diventano un corredo vero e proprio del servizio. Il successo di questo modello, che non nasce come tale, ma lo diventa una volta che ne viene fatto uso da parte di big players, sta diventando un nuovo paradigma di marketing: l’apertura del proprio servizio conferisce una nuova ricchezza, conducendo nuovi utilizzatori, aumentandone la visibilità e l’immagine.
Si tratta di aumentare il valore al rapporto con i propri utenti/clienti: un prodotto non deve esistere così com'è stato lanciato poiché, una volta operata una scelta, l'utilizzatore lo esamina applicando il suo senso critico. Se si tratta di un monolite, sarà facilmente attaccabile da concorrenti che proporranno delle alternative, se si rinnova in continuazione potrà creare un senso di instabilità nell'utente.
La nuova strategia, invece, permette di utilizzare un prodotto così com'è, già efficiente peraltro, e innestargli nuove funzionalità a piacimento, appagando quindi sia il cliente che necessita stabilità, sia il cliente che desidera il rinnovo continuo, sia colui che critica costruttivamente e si vuole impegnare in prima persona ad apportare delle migliorie.
E' forse questa ultimo fattore, ovvero la possibilità di partecipare allo sviluppo non solo con il proprio senso critico, ma anche con un'attività fattiva, uno dei punti di forza più interessanti: il coinvolgimento in prima persona non solo appaga lo sviluppatore, ma crea intorno al servizio un'immagine di estrema disponibilità: "C'è qualcosa che vuoi migliorare? Fai pure, le nostre API sono a tua disposizione"
Per dare ancora più valore al nuovo modello sarebbe opportuno che chi amministra il servizio offra una gestione centralizzata degli strumenti accessori, offrendo una directory e un forum dove condividere pareri e suggerimenti per nuovi sviluppi. A questo punto sarà più semplice per tutti far proprio il nuovo approccio vincente

15.3.05

[tendenze] Con Butler, Google è sempre più una piattaforma di servizi

Google da tempo non è più solo un motore di ricerca ma una deposito di contenuti sempre più interfacciabile: qualche mese fa erano solo gli altri motori di ricerca ad utilizzarne le peculiarità (vedi Virgilio), ora questa pratica si è diffusa ed ha creato un filone di sviluppo vero e proprio che comprende sia programmi sia servizi accessibili via web.

L'ultimo nato, non da casa Google, ma nella famiglia delle applicazioni googlesche, è Butler, un programmino gratuito in Javascript, che arricchisce i risultati di Google con link ai concorrenti, rimuovendo la pubblicità e altre amenità.

Esaminiamone le caratteristiche da vicino:

- rimuove le pubblicità dalla maggior parte delle pagine dei risultati

- normalizza i caratteri sulla maggior parte delle pagine

- Ricerche testuali:

  • aggiunge link ad altri siti di ricerca ("Try your search on...")
  • nelle pagine delle news, aggiunge link ad altri siti di news
  • nelle pagine del cinema, aggiunge link ad altri siti di cinema
  • nelle pagine dei prodotti, aggiunge link ad altri siti similari

- Ricerche di immagini:

  • aggiunge link ad altri siti di immagini/foto/arte

- Google Print

  • rimuove le restrizioni di copyright
  • aggiunge link ad altri siti di letteratura

- Toolbar Google di Firefox

  • aggiunge link ad altre toolbar per Firefox

Esaminando lo script si può facilmente comprendere come non si tratti di spyware, in quanto non cerca di fare nessuna attività poco etica durante la navigazione.

Per installarlo è necessario scaricare preventivamente Greasemonkey, una estensione di Firefox che permette l'installazione di script utente.

Per disinstallarlo, basta andare nel menù Tools (o Strumenti), selezionare "Manage User Script", scegliere Butler dall'elenco a sinistra e schiacciare Uninstall.

(via BoingBoing)

12.3.05

[tendenze] Decalogo: Come un blog aiuta la carriera

Tim Bray , che attualmente lavora per la Sun, ha pubblicato un decalogo di come i blog possano contribuire alla carriera (traduzione di Stefano Bonacina):

  1. dovete farvi notare per essere promossi;
  2. dovete farvi notare per essere assunti;
  3. le persone si impressionano molto quando dite “Oh, ho scritto un pezzo su quell’argomento, fai una ricerca su Google e mi troverai tra i primi risultati” oppure “Ricerca il mio nome su Google”;
  4. non importa quanto siete grandi, la vostra carriera dipende dalla comunicazione. Il modo per migliorare, anche nella comunicazione, è la pratica. Bloggare è una buona modo per far pratica;
  5. i blogger sono meglio informati dei non–blogger. Una maggior conoscenza è un vantaggio per la carriera;
  6. la maggior conoscenza significa anche una maggior disponibilità a trovare offerte di posizioni professionali interessanti;
  7. essere inserito in una rete è una cosa buona per la carriera. Bloggare è un buon modo per incontrare persone;
  8. se siete dei tecnologi, bloggare vi metterà in contatto con la regola che nella maggior parte delle volte il peggio è meglio (giova qui citare la legge di Pareto del rapporto 80/20). Comprendere questa modalità nell'adozione della tecnologia può solo aiutarvi;
  9. se lavori nel marketing, hai la necessità di comprendere come le sue regole stanno cambiando nella turbolenta situazione dei nostri giorni. Sebbene nessuno ne capisca alcunché, almeno i blogger sono, in qualche modo, meno raggirabili;
  10. è molto difficile licenziare qualcuno che ha una voce pubblica, perché l‘evento verrà notato.

(via Business 2.0)

Il decalogo mi trova molto d'accordo sebbene il punto 8 non sia applicabile a tutti i contesti della tecnologia e sarebbe più formalmente corretto affrontare il discorso dal punto di vista della semplicità, piuttosto che della povertà. Ma è comunque vero che, come affermava spesso il mio ultimo capo, "il meglio è nemico del buono" e prodotti non perfetti hanno avuto più successo che prodotti ricchissimi di funzionalità, ma difficili da usare (vedi articoli precedenti: 1 e 2).

10.3.05

[contromarketing] La strategia pubblicitaria di Microsoft contro Linux

Loris Bellè, in un suo messaggio in Mlist, mi ha fatto ripensare alla campagna pubblicitaria che Microsoft ha lanciato contro Linux nelle ultime settimane.
Ebbene, oltre agli evidenti vantaggi che papà Gates cita di Windows vs. Linux, una delle caratteristiche della campagna è uno dei target a cui è indirizzata: i fan di Linux, quelli che, per intenderci, comprano le riviste o frequentano i portali Linux-oriented, coloro che utilizzano Linux perchè non proprietario, aperto, gratuito, sicuro, paradigma del mondo dell'open source e della filosofia che l'ha creato e che ne sostiene l'esistenza.
L'esatto contrario di Windows, quindi.
E quindi perchè mai il marketing di Microsoft sceglie di comprare alcune pagine di un giornale partigiano per esporre le sue questioni anti-Linux?
E perchè mai un giornale dedicato a Linux accetta di ospitare una pubblicità che va contro i suoi stessi interessi? Si tratta forse di un tentativo di suicidio?
Niente di tutto questo, naturalmente. Si tratta invece di una manovra di contromarketing, non so se inconsapevole o volontaria: la discesa di Microsoft in un mondo così alieno, che non solo è pro-Linux, ma è anche spesso anti-Windows, non può che far acuire il senso patriottico di resistenza all'invasore, e quindi il rafforzamento dell'immagina di windows come "avversario" a cui contrapporsi.
E' come se, ai tempi della cortina di ferro, Berlino est pagasse un giornale di Berlino ovest, i cui lettori sono i fuggitivi dalla Germania est, per mostrare le meraviglie della capitale della Repubblica Democratica di Germania. Immagino lo sbigottimento e le risate.
La mia meraviglia nasce dal fatto che Microsoft sembra ignorare completamente tutto questo: perchè non focalizzare l'investimento pubblicitario verso quelle pubblicazioni il cui target di lettori è costituito da quei professionisti aziendali che devono prendere delle decisioni e scegliere un architettura che poi si troveranno a dover gestire?
Mi sovviene però che è già stato fatto gli anni scorsi, e che non ha funzionato molto.

7.3.05

[analisi] Come ti guardo Google

Ora anche le aziende che vendono servizi di Search Engine Positioning e Optimization possono supportare il loro marketing anche attraverso analisi scientifiche.

Did-it, Enquiro, e Eyetools hanno condotto una ricerca per comprendere come i navigatori guardano le pagine dei risultati di un motore di ricerca.

Utilizzando un sistema di tracciamento dello sguardo su alcune decine di volontari, i ricercatori hanno scoperto che i navigatori si focalizzano su un area a forma di triangolo che ricopre la parte superiore della pagina dei risultati.

La ricerca è da intendersi come una verifica di come viene fruito il contenuto di una pagina da parte dell'occhio umano nel mondo occidentale: il movimento dell'occhio, infatti, parte dall'angolo in alto a sinistra e si sposta poi, più o meno diagonalmente, verso i 3/4 della pagina.

Così come potete constatare anche nelle pagine web, l'informazione in alto a sinistra è statica, consistente e ha la priorità più alta, mentre il resto della pagina può essere dinamico, più relativo ai contenuti, complementare a volte con la parte in alto a sinistra.

Questa analisi non aggiunge molto a ciò che già si conosceva: le interfacce di navigazione, prima nei programmi software e poi nel web, sono realizzate sulla base di queste conoscenze: come potete constatare dalla mappa di visualizzazione, le regioni più osservate sono proprio quelle che corrispondono, in una pagina web, alle barre di navigazione di un sito.

4.3.05

[tendenze] Il declino del pop-up pubblicitario


Un articolo di Wired di ieri, 3 marzo, mostra come le pubblicità via pop-up stiano pian piano sparendo dai siti, semplicemente perchè gli utenti non le hanno mai sopportate. Un po' come successe per le colonne sonore che accompagnavano alcuni anni fa la navigazione all'interno di alcuni siti: in quei tempi il rimedio si chiamava "Controllo Volume" del PC (oppure la manopola delle casse), ai nostri giorni si chiama "pop up blocker", uno strumento presente anche nelle toolbar di Google e Yahoo, nonché nelle ultime versione dei browser più utilizzati, Internet Explorer e Firefox.
Alcuni siti utilizzano purtroppo degli approcci diversi, che utilizzano direttive XHTML per visualizzare pop-up su un layer superiore. Ugualmente irritanti. Trovo invece meno fastidiosa la modalità che utilizza il sito di Repubblica di inserire una pagina intermedia, eliminabile con un semplice click.
Ma torniamo ai pop-up: uno studio condotto da Dynamic Logic ha scoperto che quasi l'80% degli intervistati ha una impressione molto negativa delle pubblicità su pop-up, mentre pare che il 90% dei clickthrough su popup sia dovuto a un errore dell'utente che stava cercando il tasto di chiusura.
L'articolo di Wired riposta anche i risultati e i link di altre analisi di mercato.

3.3.05

[grid] Donate tempo di CPU a beneficio dell'umanità

Fino a due mesi fa il mio computer facva parte del progetto SETI AT HOME, la grid per scoprire forme di vita extraterrestre intelligente. Poi ho scoperto la World Community Grid , un grande progetto che ha l'obiettivo di creare la più grande grid di elaboratori che partecipino a cause in beneficio dell'umanità: il progetto corrente mira a comprendere come le proteine che formano il DNA umano si combinano tra di loro.
Ho abbandonato quindi il SETI per perseguire un obiettivo, a mio parere, più utile e tangibile.

Scopi del progetto
Conoscere la forma delle proteine aiuterà gli scienziati a comprendere come esse svolgono le loro funzioni e come alcune patologie impediscono loro di portare avanti questa attività.
Combinando milioni di computer in una grid si ha la possibilità di testare miliardi di configurazioni di catene di aminoacidi per trovare i dati per predire la forma di un gran numero di proteine umane.
Queste predizioni forniranno agli scienziati gli indizi per identificare le funzioni biologiche di proteine individuali. Attraverso la comprensione dell'impatto di ogni proteina sulla salute umana, sarà possibile sviluppare nuove cure per patologie come il cancro, l'AIDS, la SARS, la malaria e molte altre.

Cosa dovete fare
Basta registrarsi sul sito e scaricare un piccolo programma che girerà sul vostro PC alla priorità più bassa (utilizzando CPU solo quando gli altri programmi non stanno operando) ed elaborerà una catena di aminoacidi in varie configurazioni per scoprire quale la più funzionale. Al momento il software è disponibile solo per piatatforme Windows.
Una volta registrati, potrete unirvi a qualche team già esistente, come ad esempio Grid.it (di cui sono il "capitano"): uno degli aspetti di questo è il coinvolgimento dei partecipanti e la sana competizione tra i team, che si risolve in un maggior tempo di CPU dedicato alla causa.