12.3.05

[tendenze] Decalogo: Come un blog aiuta la carriera

Tim Bray , che attualmente lavora per la Sun, ha pubblicato un decalogo di come i blog possano contribuire alla carriera (traduzione di Stefano Bonacina):

  1. dovete farvi notare per essere promossi;
  2. dovete farvi notare per essere assunti;
  3. le persone si impressionano molto quando dite “Oh, ho scritto un pezzo su quell’argomento, fai una ricerca su Google e mi troverai tra i primi risultati” oppure “Ricerca il mio nome su Google”;
  4. non importa quanto siete grandi, la vostra carriera dipende dalla comunicazione. Il modo per migliorare, anche nella comunicazione, è la pratica. Bloggare è una buona modo per far pratica;
  5. i blogger sono meglio informati dei non–blogger. Una maggior conoscenza è un vantaggio per la carriera;
  6. la maggior conoscenza significa anche una maggior disponibilità a trovare offerte di posizioni professionali interessanti;
  7. essere inserito in una rete è una cosa buona per la carriera. Bloggare è un buon modo per incontrare persone;
  8. se siete dei tecnologi, bloggare vi metterà in contatto con la regola che nella maggior parte delle volte il peggio è meglio (giova qui citare la legge di Pareto del rapporto 80/20). Comprendere questa modalità nell'adozione della tecnologia può solo aiutarvi;
  9. se lavori nel marketing, hai la necessità di comprendere come le sue regole stanno cambiando nella turbolenta situazione dei nostri giorni. Sebbene nessuno ne capisca alcunché, almeno i blogger sono, in qualche modo, meno raggirabili;
  10. è molto difficile licenziare qualcuno che ha una voce pubblica, perché l‘evento verrà notato.

(via Business 2.0)

Il decalogo mi trova molto d'accordo sebbene il punto 8 non sia applicabile a tutti i contesti della tecnologia e sarebbe più formalmente corretto affrontare il discorso dal punto di vista della semplicità, piuttosto che della povertà. Ma è comunque vero che, come affermava spesso il mio ultimo capo, "il meglio è nemico del buono" e prodotti non perfetti hanno avuto più successo che prodotti ricchissimi di funzionalità, ma difficili da usare (vedi articoli precedenti: 1 e 2).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dipende da che lavoro fai, da che cosa scrivi e da che grado di favore incontrano i tuoi pensieri nel tuo datore di alvoro.
Io penso che sia meglio dire che si ha un blog ma tenersi ben stretto per sè l'indirizzo.

Infine con il blog c'è già un bel po' di gente che vorrebbe diventare un giornalista, un attore, una rockstar, qualcosa di diverso da quello che è.
Comprendo che il "costantinismo" sia un fenomeno ineludibile di nostri tempi, ma il blog dovrebbe essere uno strumento di libertà, anzitutto, fuori dai desideri anche più opportunistici. (tra l'altro sembra anche poco raggiungibili tramite blog)