12.5.05

[tendenze] L’open source sta spostando l’asse del mercato IT verso i servizi

Fino a pochi anni fa il software opern source godeva di due fondamentali qualità da parte di chi lo installava: era gratuito e, anche se non funzionava al primo colpo, copriva delle esigenze di utilizzo piuttosto limitate.
Nell’ultimo periodo, dopo aver riscritto le regole di come il software viene licenziato, l’open source sta influendo sul mercato dei servizi, grazie alla grande quantità di prodotti open-source disponibili e alla sempre maggior qualità del codice. Una ricerca di Forrester Research del 2004 ha evidenziato che software open source sono presenti in più del 60% delle aziende.
Linux nei sistemi operativi, Apache nei web server, Jboss negli application server e MySQL nei database, sono diventati oggetti consolidati e sul cui supporto alcune aziende stanno costruendo un business vero e proprio.
Negli Stati Uniti si sta assistendo a un periodo di esplosione di start-up che offrono supporto dedicato ai prodotti open source, insieme alle aziende cresciute intorno al software stesso, come Jboss o MySQL. Nel nostro paese sono state soprattutto piccole aziende che hanno iniziato a inserire ne loro portafoglio di soluzioni il supporto e lo sviluppo su sistemi open source, ma per l’anno a venire saranno soprattutto le grandi realtà come IBM e HP, che hanno aperto divisioni ad hoc, a farla da padrone.
L’introduzione di un software in azienda è stato da sempre caratterizzato dai costi delle licenze e dai servizi professionali per installazione, configurazione, successiva manutenzione e training.
Realizzare un’applicazione partendo da software open-source generalmente richiede un maggior lavoro di integrazione: i produttori di software proprietario hanno ingegnerizzato i propri prodotti in modo da poter essere integrati e permettere di semplificare il processo di aggiornamento.
Attraverso l’open source possiamo però realizzare sistemi “best-of-breed”, scegliendo le tecnologie più vantaggiose per una determinata realtà e consentendone l’integrazione grazie a protocolli aperti o piattaforme realizzate per questo scopo.
Il principio 80/20 o legge di Pareto sta facendo la fortuna del software aperto: secondo Kim Polese, veterana di Java e dei sistemi aperti, “una delle maggiori frustrazioni dell’IT con l’industria dominata dai vendor è che si ha a che fare con prodotti sovra-ingegnerizzati, con talmente tante caratteristiche che l’80% di esse non vengono utilizzate. Grazie all'open source si riduce il codice e si utilizza esattamente ciò che si necessita”.
Questo movimento influenzerà considerevolmente anche il mondo del software commerciale: i tagli sofferti dal settore IT negli ultimi tempi si sono riflessi in minori acquisizioni di software, oltre che di hardware.
Il nuovo modello di business alle porte, sia pr il software aperto che per quello commerciale, prevederà l’abbassamento o l’annullamento totale dei costi di licenza e il mantenimento dei costi di sottoscrizione a un servizio di manutenzione, con un conseguente potenziamento delle strutture dedite a integrazione, training e supporto.

4.5.05

[tendenze] Come i manager controllano la propria immagine sul Web

Tempo fa il commediografo Thornton Wilder affermò: non c’è niente di meglio che l'ascoltare di nascosto per comprendere come il mondo fuori dalla tua testa sia differente dal mondo dentro la tua testa.
E' questa la prima cosa che fanno alcuni manager d’oltreoceano, non appena arrivano al mattino in ufficio: cercare in Google il nome proprio o della propria società per scoprire se è stato pubblicato qualcosa di nuovo a proposito: non c’è modo migliore per comprendere se si delineano potenziali problemi o per scoprire nuovi reclami dei clienti.
Questa pratica non riguarda solo gli amministratori delle società, ma è comune anche tra i politici e i giornalisti, tanto da meritarsi una denominazione: ego surfing.
Non si tratta di un compito facile: secondo Search Engine Watch ogni giorno ci sono da 25 a 50 milioni di ricerche che utilizzano nomi propri e in alcune aziende è diventata una vera e propria mansione: alcuni responsabili della comunicazione aziendale hanno assegnato a questo compito del personale dedicato.

Un modo semplice per restare aggiornati
Esiste un servizio di web intelligence, chiamato Google Alert, che automatizza il monitoraggio online dei propri interessi: una volta impostata una chiave di ricerca, si ricevono notifiche via mail di nuovi documenti non appena appaiono online. Alcuni manager utilizzano questo servizio per tener traccia della propria reputazione o monitorare i propri concorrenti impostando come chiavi di ricerca il nome proprio o di altri, l’indirizzo del sito web, il nome delle aziende.
È un ausilio importante, dal momento che la quantità di testi presenti su Internet sul conto proprio o della propria azienda può essere notevole, come nel caso di Marco Tronchetti Provera (21300 documenti trovati con Google) o di Luca Cordero di Montezemolo (62600 documenti). Normalmente le cifre sono inferiori, come nel caso dei "soli” 1680 documenti per Umberto Quadrino, presidente Edison e 894 pagine per Giovanni Perissinotto, AD del Gruppo Generali.

Un altro interessante servizio è quello proposto da Feedster, con Ego Feed, che permette di effettuare una ricerca sul proprio nome, cognome e blog all'interno della comunità dei blog registrati sul servizio.

Un nuovo strumento per un vecchio obiettivo
Le aziende dell’era moderna hanno sempre seguito, attraverso una rassegna stampa, ciò che si afferma su di loro: la novità introdotta da Internet riguarda la possibilità di trovare non solo delle opinioni “istituzionali”, ma anche considerazioni di chi non è né pagato né obbligato ad esprimersi, e quindi anche di clienti potenziali o attuali.
Quest’ultimo filone di analisi è estremamente importante per l’immagine dell’azienda, ma, sebbene negli Stati Uniti, in Francia e in Gran Bretagna sia un argomento esplorato con successo da alcuni anni, in Italia solo ora trova interesse: esistono aziende, come quella per cui lavoro, la Intelligrate, che offrono soluzioni e servizi progettati per scoprire le opinioni su un'azienda.
Il vantaggio evidente è di comprendere le tendenze in atto, scoprire i problemi e la loro gravità, capire quelle necessità che sembravano secondarie, ma che a parere delgi utenti sono fondamentali.
A differenza dei sondaggi, le opinioni non sollecitate, come ad esempio quelle provenienti dai forum su Internet, hanno il pregio di provenire da una cerchia di utenti che utilizzano davvero i prodotti o i servizi di un’azienda, e pertanto sono da considerarsi più qualificati di altri nell'espressione della loro opinione.