25.11.05

[contromarketing] Chi userà il laptop da 100 $ del MIT, ovvero, critica della ragion tecnologica


Non certo Nicholas Negroponte, il padre-padrone del MIT Media Lab, il laboratorio di Boston che ha studiato e realizzato il PC portatile da 100 $ dedicato ai paesi in via di sviluppo e ne sta facendo una gran campagna di marketing, di cui una delle ultime presentazione era al World Summit on the Information Society, con Kofi Annan.
Ebbene, dopo un primo entusiasmo sviluppatosi dalla prospettiva di colmare l’ormai famoso digital divide (termine coniato dopo la nascita di Internet dai soliti visionari americo-centrici: identifica la distanza della tecnologia utilizzata dai paesi del primo mondo e quelli del terzo mondo), il sottoscritto ha analizzato l’ambito di applicazione del laptop e ha considerato che i problemi sostanziali dei paesi in via di sviluppo non sono certo risolvibili con un balzo verso la tecnologia, lasciando irrisolte questioni più fondamentali, come i basilari accessi al cibo, all’acqua, all’elettricità, alla partecipazione democratica alla vita politica, all’assistenza sanitaria, a un’abitazione che si possa definire tale.
Esistono quindi dei divide preesistenti a quello digitale che non sono stati ancora rimossi.
Forse non in tutti i paesi in via di sviluppo, ma nella maggior parte di essi.
Qualcuno, come dice bene Massimo Mantellini su Punto Informatico, ha definito il laptop come una forma di VaporWare, ovvero un’inutile e inconsistente strumento con cui il MIT, e Negroponte, riconfermano alle Nazioni Unite la solita visione americana su democratizzazione e sviluppo che passano attraverso la rete e la tecnologia.
Ma perché mai un governo povero, o abbastanza povero, dovrebbe spendere milioni di dollari per fornire un computer ai suoi studenti? Forse perché “I laptop sono sia una finestra che uno strumento: una finestra verso il mondo e uno strumento con cui pensare. Sono un fantastico modo che i bambini hanno per “imparare a imparare” attraverso l’interazione e l’esplorazione indipendenti” (Estratto dalle FAQ).
E qui il progetto definisce il suo limite primo: fornire uno strumento, laddove i bambini hanno bisogno di una possibilità di esplorare e sviluppare il proprio potenziale attraverso un’educazione scolastica completa e integrata.
E mi meraviglia che un’istituzione internazionale come l’ONU gli possa dare il minimo credito: uno dei punti chiave che i paesi in via di sviluppo devono coprire è il piano strategico per lo sviluppo delle soluzioni ai propri problemi. Fare evolvere l’educazione significa mettere a disposizione piani formativi, infrastrutture (anche una lavagna con qualche tavolino a cielo aperto), insegnanti, ovvero, una strutturazione che trascende il mero strumento.
Invece, il progetto One Laptop Per Child, inizia proprio dallo strumento, e qui il paragone con quelle realtà aziendali, che comprano un’applicazione e non sono poi in grado di integrarla e incastonarla nella strategia aziendale, è troppo facile.
Noi del MIT vi diamo lo strumento: ora, voi dei paesi in via di sviluppo, cercate di adeguarvi.
E soprattutto considerate che non vi vogliamo colonizzare informativamente, non vogliamo imporre il modo di pensare occidentale (o meglio, americano) alla vostra educazione: poco importa al MIT, della coesione sociale, del quadro storico di riferimento di ogni realtà, dello sviluppo della conoscenza locale, della promozione dei linguaggi autoctoni e di altri fattori ancora. Se volete stare al mondo vi dovete dotare degli schemi di pensiero occidentali (perchè sono quelli che il piccolo laptop implementa e comunica) e noi ve ne diamo il modo.
E tutto interamente a colori!
Ah, beata ingenuità americana.
La mia speranza è che i governi dei paesi in via di sviluppo non decidano di “investire” dei capitali in questo progetto in quanto capitali che verrebbero tolti ad altri progetti (mi auguro più remunerativi, in termini di sviluppo), e risorse che potrebbero non essere più disponibili per altre attività.
I problemi si risolvono con delle precise strategie di sviluppo, non certo assecondando l’ego dei digerati illuminati.

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