Doveva accadere, prima o poi: il "Social Computing", quell'insieme interdisciplinare di tematiche che gravitano intorno all'utilizzo di strumenti informatici per facilitare l'interazione sociale e collaborativa, diventa oggetto di studi accademici.
Nasce, presso il Rochester Institute of Technology, il Lab for Social Computing, per comprendere come e-mail, Instant Messaging, blog e wiki stiano influenzando il modo di interagire di individui e organizzazioni.
Con il termine Social Computing si definisce l'utilizzo di strumenti informativi connessi in rete che facilitano l'interazione tra persone e organizzazioni, l'evoluzione di quello che alcuni anni fa erano le mailing list, i forum, i newsgroup, le chat e gli strumenti di groupware, ovvero ciò che rientrava nella categoria della computer-mediated communication (CMC) e computer-supported collaborative work (CSCW).
Il plus del Social Computing riguarda lo sviluppo di nuovi strumenti per lavorare in ambienti sempre più interconnessi e raggiungibili e la necessità di definirne le caratterizzazioni sociali: si cercherà quindi di accostare alla tecnologia e all'informatica gli studi su comunicazione, sociologia, psicologia e scienze politiche.
Tra i primi workshop all'interno del Lab, si parlerà di cos'è un blog, come le wiki possono supportare l'attività collaborativa e quali sono gli strumenti per mantenere reti sociali online.
Le aziende e il social computing
Nel corso del 2004 le aziende che se lo sono potuto permettere (a causa della congiuntura economica) si sono focalizzate su tematiche prettamente strategiche, come il business process management, il CRM, la gestione della supply chain, il sourcing, le iniziative per gli adeguamenti normativi.
Dall'anno prossimo è probabile che cresca l'interesse per la produttività dell'organizzazione, la gestione del capitale umano e la performance delle risorse umane: molti software vendor e fornitori di servizi cavalcheranno l'onda del clamore che il social computing ha scatenato per promuovere nuove iniziative di business che contribuiranno alla causa.
L'affermazione del blog come strumento di diffusione delle informazioni ha già dato i suoi frutti in alcune aziende: come già spiegato in un articolo precedente, Google e HP, dopo aver valutato positivamente l'utilizzo dei blog da parte dei loro dipendenti, ne stanno promuovendo la diffusione in vari settori aziendali.
Le società, comunque, non sempre hanno condiviso il successo degli strumenti collaborativi nel migliorare la condivisione di informazioni e expertise e la coesione tra i dipendenti.
C'è infatti una differenza fondamentale tra l'utilizzo dei sistemi di interrelazione nel mondo normale e nel mondo aziendale, e riguarda l'istituzione dei rapporti personali che sussistono anche nel lavoro: nella nostra sfera privata siamo soliti parlare e partecipare a discussioni che ci riguardano personalmente con persone con cui condividiamo un comune interesse. Operiamo quindi la scelta di ascoltare ed esprimerci in un certo modo e in un determinato contesto.
In azienda l'utilizzo di strumenti che, ovviamente, hanno lo scopo di migliorare la produttività è comunque visto come una imposizione: anche lo strumento più innovativo, più da da geek o da nerd non sarà percepito con lo stesso grado di entusiasmo che ne ha guidato il successo nelle comunità online perchè porta con sé una sorta di coazione all'utilizzo.
Inoltre, nell'azienda le persone sono meno spronate alla condivisione, perchè il collante tra i dipendenti è soprattutto l'appartenenza all'azienda e (forse) l'interesse verso quella determinata attività, e non, come su Internet, la condivisione di determinati intenti e idee: le interazioni sociali sono quindi obbligate e la coesione e la conseguente volontà di condivisione è minore.
Sono dinamiche aziendali consolidate e ben conosciute da chi si occupa di gestione delle persone (cercherò d'ora in avanti di non utilizzare il termine"risorse umane", perchè caratterizza soltanto una dimensione dell'individuo come elemento produttivo costituente una fonte di ricchezza).
Esisterà quindi sempre e comunque una perplessità di come questi strumenti possano migliorare la produttività aziendale: su Internet uno strumento, nato come evoluzione di altri strumenti, diventa metafora di una nuova visione della comunicazione tra le persone; nell'azienda rimane uno strumento nudo, con un significato strategico, fine all'esistenza dell'azienda stessa.
Internet ha molti scopi: condividere, unire, divertire, essere, in una parola, utile, a diverse finalità.
L'azienda deve fare profitto. Punto.
Quella che viene definita azienda adattiva può far tesoro di questa lezione e cercare di consentire la diffusione di questi strumenti lasciando che siano i propri dipendenti a prenderne la guida: la delega della responsabilità, e quindi un maggior grado di libertà, aumenta le potenzialità dell'introduzione del mezzo creando maggior partecipazione, e riconosce ai dipendenti una capacità superiore di contribuire al successo comune.
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