Il CIO è una figura professionale che si configura come evoluzione di quello che una volta era denominato Direttore dei Sistemi Informativi o IT Manager, e che, abbracciando spesso tematiche aziendali contigue all'Information Technology, riveste un'importanza sempre maggiore e responsabilità più estese.
E' quanto emerge dalla ricerca condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Hewlett-Packard Italiana e che ha coinvolto circa 20 CIO e 6 top manager di altrettante industrie italiane che, a detta dei promotori, rappresentano il 25% della spesa IT in Italia. I risultati della ricerca sono stati presentati lunedì 13 dicembre scorso a Milano nel Primo Convegno di Top Circle, la comunità dei Top Manager dell'ICT.
Vediamo allora in sintesi i punti salienti:
- le imprese coinvolte sono molto grandi, ma nel panorama industriale sono le prime a recepire le variazioni dei trend che solitamente provengono dalle aziende americane;
- nel 75% dei casi il CIO risponde all'amministratore delegato o al direttore generale;
- partecipa ai comitati direzionali della società;
- a volte si occupa anche di altre funzioni come l’organizzazione o delle tecnologie all'interno dei prodotti e servizi che l'azienda offre;
- l'attività di sourcing diventa sempre più importante: molti CIO scelgono di collocare le attività di sviluppo all'esterno (outsourcing) ma di conservare il mantenimento dell'esercizio all'interno;
- nell'economia delle competenze professionali, le mansioni gestionali, architetturali e progettuali assumono sempre maggiore importanza a discapito di quelle operative;
- sul piano organizzativo esistono due tendenze principali che vedono, da una parte, un IT centrale con un ruolo che varia dal tracciamento di linee guida a una gestione integrale anche delle realtà locali, dall'altra una strutturazione con funzioni trasversali o dedicate a compiti specifici come l'innovazione o l'amministrazione della clientela interna (non più utenti, ma clienti, non solo un cambio della tecnologia ma un vero e proprio paradigm shift);
- sull'IT governance non è invece possibile tracciare un profilo univoco, in quanto le interpretazioni che le aziende danno al processo sono molteplici: per alcuni riguarda le regole di rapporto all'interno dell'IT, per altri gli standard e le architetture, e altri ancora vi inseriscono il rapporto tra top management e CIO;
- la valutazione degli investimenti, problematica che nell'economia post-"new economy" ha subito profonde trasformazioni. Molti ancora conducono analisi basandosi solo sui costi, ma la metà degli intervistati afferma di utilizzare metodologie finanziarie come DCF, ROI ed EVA, e poco i metodi multi-attributo;
- in pochi misurano le performance di un investimento sul business aziendale.
La validità di questa ricerca non sta solo nel monitorare lo stato dell'evoluzione del manager che si occupa di ICT, ma anche nel dare suggerimenti da tradurre in direttive aziendali e delinea il profilo di un CIO che in futuro si consoliderà anche nel resto delle aziende italiane, che non gestirà solo le tecnologie, ma l'informazione nella sua globalità.
E' possibile però che in alcune realtà peculiari, dove ne sussistano i presupposti, vengano introdotte mansioni tratte da una costola dell'IT: lo dimostrano le recenti creazioni del Chief Data Officer in Yahoo! e la figura di Chief Performance Officer, sorta di ibrido tra un business executive, un tecnologo e un mediatore (o interprete).
BLinks:
- www.cio.com, per restare sempre aggiornati sull'evoluzione della figura professionale
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