Pensateci: esiste un vero divario digitale tra gli IT manager e i loro superiori. Lo so, lo dite anche voi da almeno 20 anni, e nonostante tutto, non è cambiato nulla.
Leggete i risultati di un sondaggio della Intelligence Unit del noto periodico Economist: in buona sostanza più del 60% dei CEO inglesi afferma che la tecnologia della propria azienda non va incontro alle sue aspetattive.
Gli fanno da contrappunto gli IT manager secondo cui il top management non è in grando di comprende abbastanza la tecnologia o di fornire un supporto adeguato ai progetti IT.
In ultimo, quando viene chiesto agli amministratori aziendali su che basi vengono valutate le performance del dipartimento IT, il 76% si focalizza sulla riduzione dei costi operativi, e in seconda istanza su come l'IT migliora la qualità del servizio ai clienti.
Ebbene, il fattore T, ovvero la tecnologia e le sue derivazioni, riesce ancora raramente a coniugarsi col fattore M, ovvero il management aziendale, per creare il felice connubio T&M, sorta di elemento trasversale che fa parte del patrimonio di conoscenze di IT managers e Amministratori Delegati.
Nelle aziende si lavora a compartimenti molto stagni e spesso si viene a creare una sorta di rivalità tra uffici di competenze diverse, un atteggiamento che diventa particolarmente evidente quando si deve scaricare il barile per qualche problema. Per questo ogni ufficio si occupa del suo lavoro e solo del suo, e lo fa con una specie di gelosia del proprio patrimonio di conoscenze: intromissioni da parte di altri uffici sono considerate con sprezzante intemperanza.
Gli IT manager hanno una loro visione aziendale, differente da quella del CEO, per ovvie ragioni derivanti dalle rispettive competenze e dall'esperienza professionale e formativa. Ma non sono i soli: ogni impiegato in un'azienda, dal CEO all'uomo delle pulizie, ha una visione personale dell'azienda.
La visione olistica dell'azienda non è propria di nessuno, men che meno del CEO e del suo entourage, e non lo può nemmeno essere. Si può arrivare però a un buon grado di approssimazione: ciò che gioverebbe è l'uso di uno stesso protocollo di comunicazione, soprattutto con unità aziendali innovative, come l'IT ad esempio, ambienti verso i quali permane una certa diffidenza dovuta a ignoranza della materia (ogni aspetto che sto illustrando ha naturalmente il suo reciproco). A questo obiettivo si può arrivare solo condividendo le proprie differenti posizioni e la volontà di comunicare e comprendere le relative istanze.
Sto parlando più come un responsabile delle persone (o dell'ufficio personale - non delle risorse umane, perchè aborro pensare all'uomo come a una risorsa a cui attingere), o meglio come vorrei che parlasse un manager che ricopre quella mansione: fino ad ora non ne ho incontrato nessuno che proponesse corsi di management aziendale agli IT manager e di informatica al proprio Amministratore Delegato.
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