24.1.05
Le allegorie del marketing tecnologico
Quante volte vi è capitato di leggere del materiale di marketing di un'azienda di tecnologia, di non capire il significato di alcuni termini, di documentarvi, di biasimarne l'utilizzo per poi trovarvi qualche tempo dopo ad esprimervi nel medesimo modo?
E quanto in fretta noi italiani assimiliamo un eufemismo tecnologico inglese da sfoggiare con celata supponenza nelle nostre discussioni?
Tempo fa, dopo aver sentito per l'ennesima volta il solito funzionario commerciale che vantava le soluzioni della sua azienda, gli ho chiesto "Soluzioni? Ma a quali problemi?"
L'evidente imbarazzo che trapelava dalla sua risposta non esauriente mi ha fatto riflettere a quanto alcuni termini abbiano un significato che si è logorato nel tempo.
Pensate a quando vi propongono delle soluzioni "enterprise": mi immagino nei panni del capitano Kirk che comunica al suo PC dicendo "Computer: mostrami il cruscotto degli andamenti del consumo di carburante negli ultimi 3 salti a velocità warp".
Quando poi le soluzioni sono pure scalabili, mi viene da pensare a un problema che è veramente grosso, se la sua soluzione diventa sempre più grande.
Che dire invece delle strategie basate sul "viral marketing", un marketing così veloce e pervasivo da contagiare anche i più inetti in materia?
Ma quando è iniziato tutto questo?
Tim Bajarin, analista presso la Creative Strategies fa iniziare l'era delle allegorie tecnologiche negli anni '80, quando Microsoft e Apple lottavano per rendere interessanti i propri prodotti al pubblico non tecnico: anzichè dire che i prodotti office avrebbero consetito di fare calcoli, elaborare informazioni e scrivere lettere, Microsoft se ne uscì a proporre una "soluione" ai problemi lavorativi di tutti i giorni.
Steve Jobs invece propose l'esperienza (o meglio la experience) di utilizzare un computer Apple a metà degli anni '80: ancora tutt'oggi la parola experience si utilizza nei contesti tecnologici più svariati, non ultimo il definire la capacità di migliorare un'interfaccia utente come user experience.
Come queste parole ce ne sono molte altre che hanno sforato anche in altri contesti: quando un impiegato dell'ufficio personale di una grande azienda un giorno mi ha detto che stavano operando un downsizing del personale mi sono immaginato i dirigenti che impartivano ordini a frotte di nanetti seduti alle loro piccole scrivanie.
E' qualcosa di più di un gergo, è una neolingua che pervade il nostro ambiente di lavoro quotidiano e che mi fa sempre più storcere il naso.
A voi no? Forse non avete mai fatto caso a quanti neologismi utilizzate. Date un'occhiata a BuzzWhack per rendervene conto.
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